Anche quest’anno il laboratorio Paesaggi della mafie incontra l’avvocato Enzo Guarnera. L'importanza della testimonianza di Enzo Guarnera è legata al fatto che egli è tra i primi professionisti che, a Catania, hanno cercato di coniugare la propria professione con la lotta alla mafia, prendendo la decisione di difendere prevalentemente le vittime dei reati di mafia, i collaboratori e i testimoni di giustizia; soggetti che, tra gli altri, possono mettere in difficoltà il sistema mafioso. In questa battaglia, egli affianca alla propria attività professionale un ruolo attivo all'interno di associazioni di volontariato impegnate nel contrasto alla criminalità organizzata, al fenomeno delle tossicodipendenze, dell’usura e dell’estorsione. Per questa sua scelta di vita l’avvocato è quindi senz'altro una miniera di informazioni avendo avuto modo di conoscere luoghi, persone e fatti relativi al sistema mafioso catanese.
L’incontro è stato principalmente centrato sulla figura del libero professionista di oggi, e sul ruolo che egli può avere nel perseguire il bene collettivo.
Le libere professioni oggi sono intese, per larga parte, come uno strumento di promozione sociale della propria persona e di lucro; si è andata via via perdendo la connotazione e la valenza sociale delle stesse. Viviamo in una società mercenaria dove, se il cliente paga, allora è un buon cliente. Il resto non conta. Per l’Avvocato Guarnera, invece, questi ruoli devono essere espressi in modo diverso. E' ora che anche le figure tecniche e professionali comincino a porsi domande sul motivo per cui si costruisce qualcosa e per chi, ribaltando l'idea che il libero professionista possa essere comprato da chiunque: dal potere politico, economico e mafioso.
Dopo questa prima riflessione, Enzo Guarnera ci invita a discutere su cosa possa intendersi con il termine "mafia”. A suo avviso, essa è un sistema d'illegalità diffuso che ha due scopi: la conquista del potere sul territorio nel quale opera e il profitto senza limiti.
Per far questo oggi, più di ieri, la mafia modifica la propria natura e le proprie strategie, collegandosi con settori del mondo politico, economico, imprenditoriale e finanziario.
Oggi essa stessa diviene impresa. Questo processo di mutazione ha origine dalla seconda metà del novecento, passando dalla mafia agricola, a quella dell’edilizia, dell’impresa, della finanza e infine della politica. Per creare collegamenti e sinergie in tali ambiti la mafia ha sempre più bisogno di riferimenti nelle varie professioni: avvocati, medici, commercialisti, industriali, ecc. A seguito di questa mutazione prendono forma nuove figure. Emerge, per esempio, in ambito legale, la figura del consigliori, cioè colui che aiuta il mafioso a eludere le norme, evitando, al contempo, di incorrere nei rigori della legge. Analogamente, per gli ingegneri e gli architetti, emergono nuovi tecnici asserviti al sistema mafioso per il controllo nella produzione di grandi opere, infrastrutture, edilizia residenziale, etc. In questo caso, i tecnici sono assoldati per garantire l'utilizzo di cemento depotenziato, per falsificare i calcoli statici degli edifici, per "aggiustare" le procedure burocratico-amministrative.
A conclusione di queste riflessioni, Enzo Guarnera illustra, alla luce della propria esperienza, ciò che l’ha indotto a fare determinate scelte di vita. Impegnato nel volontariato sin da giovane, nel momento in cui si laurea, si pone il problema di come esercitare il proprio lavoro. Egli ha naturalmente dei valori di riferimento - la solidarietà, la dignità e l’uguaglianza – che sceglie di non ignorare nel suo ambito professionale, rifiutando un atteggiamento cinico e in contrasto con il suo modo di essere.
Sceglie la coerenza, qualcosa che sembra scontato ma che oggi scontato non è.
L’auspicio dell’avvocato Guarnera è quello che le giovani generazioni, in discontinuità con le precedenti, si pongano alcune importanti domande, in quanto donne e uomini, per costruire ed esprimere la propria identità e i propri valori ancor prima di pensare al proprio lavoro.
Se si costruisce la propria vita intorno a questi valori anche il nostro lavoro ne sarà permeato. Ciò darà forse il coraggio di opporsi a richieste immorali e ingiuste, senza portare a essere necessariamente degli eroi o dei radicali ma trovando la giusta misura. È difficile, soprattutto qui da noi al Sud, ma bisogna almeno provarci. Sembra una speranza quasi irraggiungibile, un’utopia, ma come si può arrivare a raggiungere qualche risultato? Chi desidera il cambiamento della società non può che rivolgersi ai giovani che sono il futuro. Incontri di questo tipo assumono un valore notevole. Il tempo trascorso con i giovani è ben speso poiché sono gli unici che possono fare qualcosa mentre gli adulti sono “mummificati” nella proprie certezze.
Il dibattito prosegue con alcuni chiarimenti su come sono nati i quartieri dormitorio del catanese in mano ai mafiosi, come Librino, nati da tecnici che hanno operato, anche inconsapevolmente, a servizio degli interessi mafiosi. Il risultato è stato quello di costruire il più possibile, arricchendo appaltatori e imprese, senza considerare adeguatamente le infrastrutture necessarie al benessere collettivo. Si è assistito così alla crescita disordinata e senza controllo del territorio, dove sono stati curati solo gli interessi di pochi e non della collettività. Tale sistema è difficile da sradicare, poiché spesso l’illegalità è la via per realizzare i profitti.
L'incontro si conclude con alcune domande poste dai partecipanti al laboratorio che si soffermano sulla mancanza di speranza dei giovani d’oggi che non vedono più una via d’uscita. Enzo Guarnera, al contrario, tenendo fede ai propri valori, si rifiuta di perdere la speranza poiché una volta persa la speranza non si è più persone, ma morti viventi. Enzo Guarnera sollecita quindi i presenti a diventare, magari associandosi tra loro, attori consapevoli del cambiamento.
L’incontro è stato principalmente centrato sulla figura del libero professionista di oggi, e sul ruolo che egli può avere nel perseguire il bene collettivo.
Le libere professioni oggi sono intese, per larga parte, come uno strumento di promozione sociale della propria persona e di lucro; si è andata via via perdendo la connotazione e la valenza sociale delle stesse. Viviamo in una società mercenaria dove, se il cliente paga, allora è un buon cliente. Il resto non conta. Per l’Avvocato Guarnera, invece, questi ruoli devono essere espressi in modo diverso. E' ora che anche le figure tecniche e professionali comincino a porsi domande sul motivo per cui si costruisce qualcosa e per chi, ribaltando l'idea che il libero professionista possa essere comprato da chiunque: dal potere politico, economico e mafioso.
Dopo questa prima riflessione, Enzo Guarnera ci invita a discutere su cosa possa intendersi con il termine "mafia”. A suo avviso, essa è un sistema d'illegalità diffuso che ha due scopi: la conquista del potere sul territorio nel quale opera e il profitto senza limiti.
Per far questo oggi, più di ieri, la mafia modifica la propria natura e le proprie strategie, collegandosi con settori del mondo politico, economico, imprenditoriale e finanziario.
Oggi essa stessa diviene impresa. Questo processo di mutazione ha origine dalla seconda metà del novecento, passando dalla mafia agricola, a quella dell’edilizia, dell’impresa, della finanza e infine della politica. Per creare collegamenti e sinergie in tali ambiti la mafia ha sempre più bisogno di riferimenti nelle varie professioni: avvocati, medici, commercialisti, industriali, ecc. A seguito di questa mutazione prendono forma nuove figure. Emerge, per esempio, in ambito legale, la figura del consigliori, cioè colui che aiuta il mafioso a eludere le norme, evitando, al contempo, di incorrere nei rigori della legge. Analogamente, per gli ingegneri e gli architetti, emergono nuovi tecnici asserviti al sistema mafioso per il controllo nella produzione di grandi opere, infrastrutture, edilizia residenziale, etc. In questo caso, i tecnici sono assoldati per garantire l'utilizzo di cemento depotenziato, per falsificare i calcoli statici degli edifici, per "aggiustare" le procedure burocratico-amministrative.
A conclusione di queste riflessioni, Enzo Guarnera illustra, alla luce della propria esperienza, ciò che l’ha indotto a fare determinate scelte di vita. Impegnato nel volontariato sin da giovane, nel momento in cui si laurea, si pone il problema di come esercitare il proprio lavoro. Egli ha naturalmente dei valori di riferimento - la solidarietà, la dignità e l’uguaglianza – che sceglie di non ignorare nel suo ambito professionale, rifiutando un atteggiamento cinico e in contrasto con il suo modo di essere.
Sceglie la coerenza, qualcosa che sembra scontato ma che oggi scontato non è.
L’auspicio dell’avvocato Guarnera è quello che le giovani generazioni, in discontinuità con le precedenti, si pongano alcune importanti domande, in quanto donne e uomini, per costruire ed esprimere la propria identità e i propri valori ancor prima di pensare al proprio lavoro.
Se si costruisce la propria vita intorno a questi valori anche il nostro lavoro ne sarà permeato. Ciò darà forse il coraggio di opporsi a richieste immorali e ingiuste, senza portare a essere necessariamente degli eroi o dei radicali ma trovando la giusta misura. È difficile, soprattutto qui da noi al Sud, ma bisogna almeno provarci. Sembra una speranza quasi irraggiungibile, un’utopia, ma come si può arrivare a raggiungere qualche risultato? Chi desidera il cambiamento della società non può che rivolgersi ai giovani che sono il futuro. Incontri di questo tipo assumono un valore notevole. Il tempo trascorso con i giovani è ben speso poiché sono gli unici che possono fare qualcosa mentre gli adulti sono “mummificati” nella proprie certezze.
Il dibattito prosegue con alcuni chiarimenti su come sono nati i quartieri dormitorio del catanese in mano ai mafiosi, come Librino, nati da tecnici che hanno operato, anche inconsapevolmente, a servizio degli interessi mafiosi. Il risultato è stato quello di costruire il più possibile, arricchendo appaltatori e imprese, senza considerare adeguatamente le infrastrutture necessarie al benessere collettivo. Si è assistito così alla crescita disordinata e senza controllo del territorio, dove sono stati curati solo gli interessi di pochi e non della collettività. Tale sistema è difficile da sradicare, poiché spesso l’illegalità è la via per realizzare i profitti.
L'incontro si conclude con alcune domande poste dai partecipanti al laboratorio che si soffermano sulla mancanza di speranza dei giovani d’oggi che non vedono più una via d’uscita. Enzo Guarnera, al contrario, tenendo fede ai propri valori, si rifiuta di perdere la speranza poiché una volta persa la speranza non si è più persone, ma morti viventi. Enzo Guarnera sollecita quindi i presenti a diventare, magari associandosi tra loro, attori consapevoli del cambiamento.