12.11.15
Qual è la tua idea di mafia?
Paesaggi delle mafie inizia anche quest’anno, e lo fa con un interrogativo chiaro e privo di qualunque retorica, la domanda posta ai presenti ha creato un dibattito sulle idee e le definizioni di mafia che ognuno aveva creato nella propria mente e sugli strumenti che avevano contribuito alla nascita di questi punti di vista.
Giornali, telegiornali, televisioni, visioni dirette, dirette esperienze e indirette esperienze, dirette televisive, racconti diretti, racconti sui libri, libri di inchiesta, blog e siti di inchiesta, siti di conoscenza, conoscenza a scuola e conoscenze tramandate, sono gli strumenti che ognuno di noi ha utilizzato per creare ciò che adesso è la propria idea di mafia.
Sono stati individuati tutti i livelli della società, ed è stata rintracciata la mafia in ognuno di questi, purtroppo. La sensazione di disagio e di pressione avvertita percorrendo certe strade del territorio siciliano, i controlli territoriali delle famiglie mafiose che utilizzano le armi e i conflitti a fuoco piuttosto che una mandria di mucche libere di danneggiare i raccolti estranei e di manifestare così la presenza di un padrone della terra, o le minacce che interessano puntuali attività e famiglie che cercano di farsi spazio nell’economia lungo la via dell’onestà. La mafia, però, non si interessa solo di famiglie e singoli lavoratori, ricordiamo tutti le annacate di qualche candelora, cereo di voto a S. Agata, nei territori e davanti le abitazioni di noti boss mafiosi, abbiamo letto tutti delle inchieste sulle opere pubbliche, delle tangenti e dei regalini ai politici.
La mafia ha trovato spazio in molteplici aspetti della nostra vita, uno spazio ottenuto con la violenza, le minacce, con la corruzione, con il silenzio di pochi o di molti.
Un ruolo particolarmente importante, per la varietà delle discipline che coinvolge, e per la potenza investigativa di molti suoi esempi, è stato affidato allo strumento dei libri che trattano l’argomento mafia. Queste opere, di valido approfondimento scientifico sul tema, assumono spesso un preciso punto di vista che individua un ambito generale entrato in relazione con la mafia: diffusi sono i testi che trattano il rapporto tra mafia e legge, ambiente o sociologia, o che presentano un punto di vista storico sugli eventi mafiosi, o politico, o riguardante la mafia in economia.
Il gruppo presente comincerà, da questo primo incontro, una ricerca bibliografica sui testi che trattano l’argomento seguendo le declinazioni individuate, in modo da ampliare le conoscenze su questi fenomeni e costruire una base di concetti e di dati da cui poter partire verso un’esperienza di laboratorio fondata e consapevole.
Paesaggi delle mafie inizia anche quest’anno, e lo fa con un interrogativo chiaro e privo di qualunque retorica, la domanda posta ai presenti ha creato un dibattito sulle idee e le definizioni di mafia che ognuno aveva creato nella propria mente e sugli strumenti che avevano contribuito alla nascita di questi punti di vista.
Giornali, telegiornali, televisioni, visioni dirette, dirette esperienze e indirette esperienze, dirette televisive, racconti diretti, racconti sui libri, libri di inchiesta, blog e siti di inchiesta, siti di conoscenza, conoscenza a scuola e conoscenze tramandate, sono gli strumenti che ognuno di noi ha utilizzato per creare ciò che adesso è la propria idea di mafia.
Sono stati individuati tutti i livelli della società, ed è stata rintracciata la mafia in ognuno di questi, purtroppo. La sensazione di disagio e di pressione avvertita percorrendo certe strade del territorio siciliano, i controlli territoriali delle famiglie mafiose che utilizzano le armi e i conflitti a fuoco piuttosto che una mandria di mucche libere di danneggiare i raccolti estranei e di manifestare così la presenza di un padrone della terra, o le minacce che interessano puntuali attività e famiglie che cercano di farsi spazio nell’economia lungo la via dell’onestà. La mafia, però, non si interessa solo di famiglie e singoli lavoratori, ricordiamo tutti le annacate di qualche candelora, cereo di voto a S. Agata, nei territori e davanti le abitazioni di noti boss mafiosi, abbiamo letto tutti delle inchieste sulle opere pubbliche, delle tangenti e dei regalini ai politici.
La mafia ha trovato spazio in molteplici aspetti della nostra vita, uno spazio ottenuto con la violenza, le minacce, con la corruzione, con il silenzio di pochi o di molti.
Un ruolo particolarmente importante, per la varietà delle discipline che coinvolge, e per la potenza investigativa di molti suoi esempi, è stato affidato allo strumento dei libri che trattano l’argomento mafia. Queste opere, di valido approfondimento scientifico sul tema, assumono spesso un preciso punto di vista che individua un ambito generale entrato in relazione con la mafia: diffusi sono i testi che trattano il rapporto tra mafia e legge, ambiente o sociologia, o che presentano un punto di vista storico sugli eventi mafiosi, o politico, o riguardante la mafia in economia.
Il gruppo presente comincerà, da questo primo incontro, una ricerca bibliografica sui testi che trattano l’argomento seguendo le declinazioni individuate, in modo da ampliare le conoscenze su questi fenomeni e costruire una base di concetti e di dati da cui poter partire verso un’esperienza di laboratorio fondata e consapevole.
3.12.15
Si sono cercate delle idee per implementare il sito e le proposte sono le seguenti:
Ulteriormente si è deciso di pubblicare le schede in anonimo.
Verrà stilato un calendario con gli ospiti in quanto è giusta un’organizzazione degli eventi, il primo con l’Avv. Enzo Guarnera.
Sarà possibile leggere i disposti delle varie sentenze riguardanti i fatti di cronaca del locale, che non sono disponibili al pubblico ma che attraverso la richiesta mandata l’anno scorso la Tribunale possiamo accedere ai documenti.
Verranno invitati alcuni membri dell’associazione LIBERA che sono parenti delle vittime di mafia e si spera che saranno ospiti anche qualche cittadino che abita a Librino per capire i problemi del quartiere.
La prossima volta vediamo il lavoro dell’anno scorso e di conseguenza decideremo come e se trattare i problemi del Paternò e/o il quartiere di Librino.
Abbiamo affrontato una delle schede trattate:
GIROLAMO LO VERSO, “La mafia in psicoterapia”
La scelta del libro è stato condizionato dall’ambito psicologico ovvero l’esistenza di una psicologica sui soggetti dietro un’organizzazione.
Ci si è chiesto se c’è una relazione con il film di Pif “la mafia uccide solo d’estate” e dato che non tutti ricordavano la trama e stata raccontata sottolineando come un film con molta simpatia tra i suoi abiettivi aveva lo scopo e la capacità di ricordare in modo indiretto tutte le vittime che, purtroppo, spesso non conosciamo e di cui ci ritroviamo le lastre di marmo in loro memoria negli angoli delle nostre città.
Si osserva l’importanza della psicologia sul sistema sociale mafiogeno in quanto esistono una serie di meccanismi psicologici che portano ad attività di stampo mafioso.
- Inserire nel sito ed incrementare la bibliografia
- Inserire una filmografia
- Aggiungere le schede sui libri letti dagli studenti
- Aggiungere una sintesi degli incontri
- Video degli ospiti
- Realizzare una pagina facebook del sito
Ulteriormente si è deciso di pubblicare le schede in anonimo.
Verrà stilato un calendario con gli ospiti in quanto è giusta un’organizzazione degli eventi, il primo con l’Avv. Enzo Guarnera.
Sarà possibile leggere i disposti delle varie sentenze riguardanti i fatti di cronaca del locale, che non sono disponibili al pubblico ma che attraverso la richiesta mandata l’anno scorso la Tribunale possiamo accedere ai documenti.
Verranno invitati alcuni membri dell’associazione LIBERA che sono parenti delle vittime di mafia e si spera che saranno ospiti anche qualche cittadino che abita a Librino per capire i problemi del quartiere.
La prossima volta vediamo il lavoro dell’anno scorso e di conseguenza decideremo come e se trattare i problemi del Paternò e/o il quartiere di Librino.
Abbiamo affrontato una delle schede trattate:
GIROLAMO LO VERSO, “La mafia in psicoterapia”
La scelta del libro è stato condizionato dall’ambito psicologico ovvero l’esistenza di una psicologica sui soggetti dietro un’organizzazione.
Ci si è chiesto se c’è una relazione con il film di Pif “la mafia uccide solo d’estate” e dato che non tutti ricordavano la trama e stata raccontata sottolineando come un film con molta simpatia tra i suoi abiettivi aveva lo scopo e la capacità di ricordare in modo indiretto tutte le vittime che, purtroppo, spesso non conosciamo e di cui ci ritroviamo le lastre di marmo in loro memoria negli angoli delle nostre città.
Si osserva l’importanza della psicologia sul sistema sociale mafiogeno in quanto esistono una serie di meccanismi psicologici che portano ad attività di stampo mafioso.
10.12.15
All'inizio dell’incontro si è analizzata e discussa l’esperienza condotta l’anno precedente: il lavoro prodotto, relativo alla zona urbana di Librino e a quella rurale di Paternò si è basato su sopralluoghi, interviste, rassegna stampa e mappatura del territorio. Gli ambiti sono diversi ma le dinamiche mafiose sono simili, le differenze sono determinate dall'adattamento al territorio e al suo sistema. Non è stata fatta invece un’analisi dei dati processuali che ci farebbe capire chi sono i soggetti coinvolti, quali attività conducono e con quali mezzi le portano avanti. Inoltre si potrebbero censire i beni nella valle del Simeto che sono stati confiscati e messi all'asta; la mafia per riprenderli cerca di ostacolare quest’operazione o danneggia chi se ne impossessa.
Lo scopo di questo anno sarebbe arrivare a un approccio più scientifico che permetta di capire quali sono le azioni della mafia e come si manifestano all'apparenza. Ad esempio la mafia rurale, come nel caso di Paternò, è coinvolta nello smaltimento dei rifiuti, nello sfruttamento, nel controllo alimentare; condiziona la vendita dei prodotti agricoli e ne aumenta il prezzo per garantirsi un utile; valorizza beni come casolari facendoli diventare ristoranti o strutture collettive per riciclare risorse che provengono da attività illecite; ostacola le nuove attività agricole per esercitare un totale controllo della zona. Riguardo a questo tipo di mafia il professore ha raccontato la storia di Emanuele Feltri il quale, creando un’azienda agricola, ha subito danni intimidatori da chi controllava la zona di Paternò ma opponendosi ha aperto un dibattito a livello nazionale.
Un altro obiettivo potrebbe essere offrire delle progettualità per i beni e le risorse presenti come nel caso del Campo di San Teodoro, il cui progetto mira a rivitalizzare la zona portando gente del quartiere a svolgervi varie attività.
Alla fine si è deciso di continuare l’indagine su entrambe le zone, Librino e Paternò, dividendosi in due gruppi di lavoro. Compito per il prossimo incontro: scrivere una prima ipotesi sulla propria idea di mafia.
Lo scopo di questo anno sarebbe arrivare a un approccio più scientifico che permetta di capire quali sono le azioni della mafia e come si manifestano all'apparenza. Ad esempio la mafia rurale, come nel caso di Paternò, è coinvolta nello smaltimento dei rifiuti, nello sfruttamento, nel controllo alimentare; condiziona la vendita dei prodotti agricoli e ne aumenta il prezzo per garantirsi un utile; valorizza beni come casolari facendoli diventare ristoranti o strutture collettive per riciclare risorse che provengono da attività illecite; ostacola le nuove attività agricole per esercitare un totale controllo della zona. Riguardo a questo tipo di mafia il professore ha raccontato la storia di Emanuele Feltri il quale, creando un’azienda agricola, ha subito danni intimidatori da chi controllava la zona di Paternò ma opponendosi ha aperto un dibattito a livello nazionale.
Un altro obiettivo potrebbe essere offrire delle progettualità per i beni e le risorse presenti come nel caso del Campo di San Teodoro, il cui progetto mira a rivitalizzare la zona portando gente del quartiere a svolgervi varie attività.
Alla fine si è deciso di continuare l’indagine su entrambe le zone, Librino e Paternò, dividendosi in due gruppi di lavoro. Compito per il prossimo incontro: scrivere una prima ipotesi sulla propria idea di mafia.
29.02.16
LO STATO BRADO
Lunedì 29 febbraio abbiamo partecipato alla videoproiezione “Lo stato brado. Una storia di carne e geografia” di Carlo Lo Giudice, presente al dibattito. Il film mostra due protagonisti: la città di Catania e Giovanni Cutuli. La città è ripresa tramite inquadrature fisse dall’alto, per focalizzarne la staticità, nonostante alcune scene mostrino una Catania attiva e trafficata. Giovanni è un personaggio dinamico che si muove all’interno di essa, principalmente a San Cristoforo, frequentando poco il resto della città.
Giovanni dedica la vita al lavoro, suo valore primario. Egli principalmente smonta motori ma si attiva in vario modo per mantenere la propria famiglia. Nonostante sia sempre pronto a darsi da fare come può, non riesce a garantire alla sua famiglia uno stile di vita agiato e di assicurare un futuro ai propri figli.
Vivono in una casa terrana di via Fornaciari, in condizioni difficili e in spazi ristretti. Uno degli eventi emblematici della sua povertà è la notifica di sfratto che ricevono durante le riprese del film, che li costringe a spostarsi in un’altra abitazione, resa agibile dallo stesso Giovanni.
Alla fine della videoproiezione il regista commenta il film, spiegandoci la nascita dell’idea e l’evoluzione del film. La sua intenzione era appunto di accostare questi due elementi, la città e Giovanni, la geografia e la carne, per mostrarne il contrasto e le distanze, che spesso esistono tra città e abitanti.
Carlo e Giovanni si sono conosciuti alla Lomax, centro culturale di Catania. Solo dopo un anno di conoscenza, Giovanni comincia a fidarsi di Carlo e decide di diventare il protagonista del film che Carlo pensa di realizzare a partire proprio dalla storia di Giovanni. Il progetto si concretizza nonostante molteplici difficoltà, tra cui il fatto di dover girare delle riprese in un "quartiere diffidente", vessato da un controllo continuo da parte dei malavitosi.
Il titolo del film è riferito alla condizione del protagonista, ma il doppio senso indica anche che lo Stato è spesso totalmente indifferente nei confronti della povertà di molti come Giovanni, producendo come conseguenza la totale sfiducia di questi nei confronti di una politica che promette molto ma realizza poco.
L’incontro prosegue con un ragionamento sui limiti percettivi dello spazio urbano, su come certe frontiere invisibili, culturali, determinino la fruizione della città. Da un lato, c'è chi come Giovanni, fuori da San Cristoforo, non riconosce uno spazio di appartenenza; dall'altro, c'è chi vive una situazione inversa, chi ignora quartieri come San Cristoforo per indifferenza. Chiudiamo il dibattito con una domanda aperta, che è anche un po' un’autocritica: i limiti percettivi di Giovanni nei confronti del resto di Catania, sono gli stessi che abbiamo noi nei confronti dei quartieri più poveri?
Lunedì 29 febbraio abbiamo partecipato alla videoproiezione “Lo stato brado. Una storia di carne e geografia” di Carlo Lo Giudice, presente al dibattito. Il film mostra due protagonisti: la città di Catania e Giovanni Cutuli. La città è ripresa tramite inquadrature fisse dall’alto, per focalizzarne la staticità, nonostante alcune scene mostrino una Catania attiva e trafficata. Giovanni è un personaggio dinamico che si muove all’interno di essa, principalmente a San Cristoforo, frequentando poco il resto della città.
Giovanni dedica la vita al lavoro, suo valore primario. Egli principalmente smonta motori ma si attiva in vario modo per mantenere la propria famiglia. Nonostante sia sempre pronto a darsi da fare come può, non riesce a garantire alla sua famiglia uno stile di vita agiato e di assicurare un futuro ai propri figli.
Vivono in una casa terrana di via Fornaciari, in condizioni difficili e in spazi ristretti. Uno degli eventi emblematici della sua povertà è la notifica di sfratto che ricevono durante le riprese del film, che li costringe a spostarsi in un’altra abitazione, resa agibile dallo stesso Giovanni.
Alla fine della videoproiezione il regista commenta il film, spiegandoci la nascita dell’idea e l’evoluzione del film. La sua intenzione era appunto di accostare questi due elementi, la città e Giovanni, la geografia e la carne, per mostrarne il contrasto e le distanze, che spesso esistono tra città e abitanti.
Carlo e Giovanni si sono conosciuti alla Lomax, centro culturale di Catania. Solo dopo un anno di conoscenza, Giovanni comincia a fidarsi di Carlo e decide di diventare il protagonista del film che Carlo pensa di realizzare a partire proprio dalla storia di Giovanni. Il progetto si concretizza nonostante molteplici difficoltà, tra cui il fatto di dover girare delle riprese in un "quartiere diffidente", vessato da un controllo continuo da parte dei malavitosi.
Il titolo del film è riferito alla condizione del protagonista, ma il doppio senso indica anche che lo Stato è spesso totalmente indifferente nei confronti della povertà di molti come Giovanni, producendo come conseguenza la totale sfiducia di questi nei confronti di una politica che promette molto ma realizza poco.
L’incontro prosegue con un ragionamento sui limiti percettivi dello spazio urbano, su come certe frontiere invisibili, culturali, determinino la fruizione della città. Da un lato, c'è chi come Giovanni, fuori da San Cristoforo, non riconosce uno spazio di appartenenza; dall'altro, c'è chi vive una situazione inversa, chi ignora quartieri come San Cristoforo per indifferenza. Chiudiamo il dibattito con una domanda aperta, che è anche un po' un’autocritica: i limiti percettivi di Giovanni nei confronti del resto di Catania, sono gli stessi che abbiamo noi nei confronti dei quartieri più poveri?