20/12/2017
La mafia uccide, il silenzio pure
Un professore di un liceo catanese una volta ha detto: “la lotta contro la mafia non necessita di eroi, né di martiri, ma di persone libere di voler decidere liberamente della propria vita, dei propri progetti, delle proprie speranze”1 e aggiungiamo noi delle proprie esperienze.
Sulla scia della condivisione di idee e di esperienze si colloca il Laboratorio “I Paesaggi delle Mafie”, tenuto e promosso dai docenti Filippo Gravagno e Roberta Piazza, volto ad indagare i valori della legalità, dell’onestà, quindi della giustizia e del rispetto del territorio.
Durante il primo incontro di lezioni condivise sono stati formati tre gruppi che, lavorando in sincrono, si occuperanno di informare, stimolare e quindi alimentare il dibattito nonché di promuovere iniziative ed idee per il territorio catanese.
I gruppi individuati sono:
- Il Gruppo Report, guidato da Lucia F. e Celeste S., prendendo nota di ciò che accade durante gli incontri, avrà il compito di riportare agli assenti e alla comunità gli argomenti discussi. La loro deve essere un’opera di sintesi efficace, nell'ottica della trasparenza e dell’accessibilità delle informazioni.
- Il Gruppo Comunicazione Esterna, guidato da Agata L. ed Enrico M., costruirà una rete di conoscenza, che partendo dalla pubblicazione sulla rete, estenderà il dibatto oltre il confine dell’aula. A questo gruppo spetta la gestione delle interfacce pubbliche del corso, che si tratti di un sito o di un volantino.
- Il Gruppo Comunicazione Interna, guidato da Delia V. e Floriana Z., veicolerà e alimenterà lo scambio di idee interne al corso prima che queste raggiungano la giusta maturità per poter essere diffuse e condivise con l’intera comunità.
Per essere in grado di produrre un testo efficace, le riflessioni di volta in volta saranno supportate da un apposito sistema di letture e dalle esperienze sul territorio di ciascun partecipante all'incontro.
Dal dibattito sul contatto quotidiano con la mafia e le sue conseguenze si è arrivato a definire il SISTEMA SOCIALE MAFIOGENO, un circolo vizioso di reati all'interno del quale, senza saperlo, siamo finiti tutti noi almeno una volta nella nostra vita.
Senza cadere nello stereotipo banale ed errato secondo il quale delinquenza = mafia, si è discusso di come il Racket, nella sua definizione più ampia (dal furto all'estorsione fino allo spaccio), sia una delle fonti primarie di guadagno della mafia,coinvolgendo i cittadini in veste sia di vittima che di cliente.
La bivalenza della stessa figura permette al sistema di autoalimentarsi e crescere.
Analizzando uno dei reati tipici all'interno del nostro territorio, quale il furto delle auto e degli scooter, abbiamo ripercorso i passaggi del ciclo che alimenta una parte del “sistema mafiogeno”.
Questi sono: furto, deposito, area di smontaggio e officine che ci propongono parti dei mezzi rubati a prezzi stracciati e fuori concorrenza. Lo schema, pur estremamente semplificato, mostra il coinvolgimento di diverse figure e di diversi Luoghi.
Queste attività per svolgersi hanno bisogno di spazi, che spesso risulteranno alterati dalle pratiche illegali che ospitano. Lo studio dei tessuti urbani ci mostra come l’attività umana, anche regolamentata, ha ripercussioni sull'ambiente.
Le attività del sistema sociale mafiogeno, non dovendo tenere conto di niente se non del profitto, spesso vengono condotte nel disinteresse più spinto nei confronti del territorio che, insieme a noi, ne paga il prezzo.
Chiaramente non esiste un'attività di Antimafia che sia una ricetta perfettamente efficace e replicabile.
Esistono a tal proposito diversi sistemi di strategie di attacco e contrasto del fenomeno mafia.
Tutte, non a caso, si basano sul recupero di spazi di dibattito ed informazione, sulla conoscenza delle dinamiche delle attività mafiose sul territorio, cosicché gli effetti di “questa dorsale dell’illegalità” si rendano manifesti ed evidenti, ed in quanto tali vengano contrastati.
L’incontro si è concluso proponendo la lettura di una parte di due libri, con l’obiettivo di cercare “tra le righe” le domande alle quali hanno risposto gli autori dei testi:
- Mario Schermi (a cura di); Crescere alle mafie – Per una decostruzione pedagogia mafiosa
- Vincenzo Sanfilippo; Non violenza e Mafia
Noi con i nostri poveri panni addosso, persino noi che siamo figli dei mafiosi siamo capaci di costruire una voce elementare, di libertà e provocazione, siamo capaci di guardare in faccia la vita, ci mettiamo insieme, facciamo una radio e raccontiamo, che cos’è la mafia: miseria, miseria”.1
1Camilleri Elio (a cura di); Peppino Impastato finalmente; Assessorato alla Cultura del Comune di Catania; Liceo Scientifico Statale “Galileo Galilei” Catania
12/01/2018
Nel secondo incontro si è continuato il lavoro organizzativo alla fine del quale si sono definiti i tre gruppi di comunicazione esterna, comunicazione interna e report.
Nel secondo incontro si è continuato il lavoro organizzativo alla fine del quale si sono definiti i tre gruppi di comunicazione esterna, comunicazione interna e report.
Il gruppo report si è occupato della revisione dell’elaborato riguardante la lezione precedente. Ultimato il lavoro ha effettuato delle interviste per poter stilare il registro delle attività degli altri gruppi. Il gruppo di comunicazione interna ha realizzato un Forum sulla piattaforma ForumFree.it con lo scopo di dare la possibilità a tutti i partecipanti del corso di esprimere la propria opinione su ciò di cui si è discusso in aula e sulle letture affrontate. Questo permette di maturare velocemente gli argomenti trattati e di svilupparne altri in aula. La piattaforma è stata già resa attiva ed è accessibile anche da smartphone tramite l’applicazione ForumFree.
Gli step da percorrere per partecipare al forum sono:
Gli step da percorrere per partecipare al forum sono:
- Registrarsi in “forum free.it”
- Inserire nel dominio: “paesaggidellemafie”
- Alle sezioni si accede inserendo la password diffusa dalla comunicazione interna
Tutti gli elaborati prodotti saranno inseriti nella cartella condivisa del corso e suddivisi per categorie. I gruppi si sono, poi, riuniti in un momento collettivo per la stesura di un messaggio solidale verso l’A.S.D. Briganty Rugby Librino che hanno subito un vigliacco e grave attacco che ha incendiato l’intera ClubHouse e la Librineria.
26/01/2018
L’incontro si è costituito di due fasi distinte. Nella prima si sono mosse le prime riflessioni sulle letture assegnate; nella seconda si sono poste le basi dell’organizzazione del primo incontro con le mamme del Punto Luce.
IL DIBATTITO
Il dibattito è cominciato con una domanda controversa: perché se sono anni che si parla di cultura e prevenzione alla mafia le cose non sono cambiate?
I metodi nonviolenti proposti nello scritto di Sanfilippo, sebbene non possano essere banalizzati nella sola diffusione dell’educazione fanno di questa, insieme al continuo ricorso alla coscienza propria e dell’avversaria (nel conflitto), una delle vie più efficaci a supporto dell’Antimafia Attiva.
La conoscenza senza il supporto dell’azione risulta inefficace, e viceversa.
Un altro intervento mette in evidenza come il pensiero mafioso germogli con più facilità in certi ambienti. Su questi dovrebbe concentrarsi l’azione non violenta. Sulla scia di questa considerazione il Punto Luce di San Giovanni Galermo acquisisce maggiore valore.
L’immobilità e lo scoraggiamento, che una lettura pessimistica della prima parte del saggio potrebbe indurre, viene superata (e deve essere superata) dal valore delle piccole azioni.
La definizione stessa di nonviolenza racchiude in sé un germoglio di speranza, come fa notare un’altra partecipante citando il libro:
<<La non violenza non è quindi solamente la gestione e risoluzione dei conflitti ma costruzione di alternative possibili>>
La risoluzione di certi problemi passa quindi dalla costruzione di alternative possibili. Su queste continua la riflessione. La nonviolenza è anche, e forse soprattutto, in queste alternative praticabili in piccola scala. La conferma teorica di come la presenza di un Punto Luce, di un orto, e di simili iniziative, piccole, puntiformi, abbiamo ripercussioni e campi di influenza molto più ampi.
Un altro aspetto non secondario posto in evidenza dallo scritto di Sanfilippo è la necessità di contaminazione. Non c’è un noi ed un loro, c’è solo una comunità. Nella comprensione delle relazioni di interdipendenza delle parti ci vengono in aiuto le famose riflessioni elaborate da Giovanni Falcone.
<<La mafia, lo ripeto ancora una volta, non è un cancro proliferato per caso in un tessuto sano. Vive in perfetta simbiosi con […]tutti gli strati della società.>>
E forse ancor più incisivamente:
<<Sono uomini come noi. […] Ma se vogliamo combattere efficacemente la mafia, non dobbiamo trasformarla in un mostro né pensare che sia una piovra o un cancro. Dobbiamo riconoscere che ci rassomiglia.>>
Contaminarsi quindi significa riconoscere questa interdipendenza, scardinare i preconcetti del noi e loro, una distinzione che non permette, fintanto che sussiste, alle due parti di dialogare e di costruire scenari di sviluppo efficaci.
La contaminazione, intesa come distruzione delle barriere, viene già applicata in questo corso dove più discipline si incontrano e dialogano. Questo stesso processo di arricchimento deve essere poi riproposto al di fuori dell’aula; a partire dal Punto Luce.
Scenari di sviluppo condivisi e condivisibili, per meglio dire alternative positive possibili. Secondo voi, le persone che vivono queste realtà degradate, ricercano alternative? O meglio ancora le conoscono, sanno che esistono e/o che si possono costruire?
La domanda provocatoria ha diviso il gruppo. In fondo non è facile, per chi non è cresciuto in quelle realtà, comprendere il dramma del non conoscere alternative. In un primo momento non si è esitato a credere che se le alternative fossero evidenti nessuno esiterebbe a percorrerle.
Altri nel dibattito, invece, hanno sottolineato quanto queste alternative, facendo leva sul cambiamento, possano anche spaventare. Cambiare non è mai facile e di conseguenza il consenso che seguirebbe sarebbe minore di quanto ipotizzato nel primissimo momento.
Eppure, si evidenzia ancora, non bisogna perdere di vista la lungimiranza dell’Attività Antimafia. Il cambiamento, per quanto spaventoso, è praticabile e si rende evidente con il susseguirsi delle generazioni.
Non a caso nel suo saggio Sanfilippo faceva riferimento ad <<un processo a spirale infinito dove l’acquisizione di consapevolezza di una schiavitù ci porta ad avere elementi per scoprirne di nuove, in un cammino verso quella “relatà liberata” di cui parlava Capitini>>
La professoressa Piazza ha quindi consigliato la lettura del libro “La pedagogia degli oppressi” di Paulo Freire. Gli oppressi non si rendono conto di giocare il ruolo degli oppressi. Fondamentale è quindi il processo di assunzione di consapevolezza di sé. L’educazione ha come obiettivo quello di far assumere questa consapevolezza, far comprendere il ruolo delle persone all’interno del proprio contesto. Acquisire consapevolezza significa prendere possesso degli strumenti per comprendere e, quindi, modificare la realtà che si vive.
Il saggio di Sanfilippo è datato 2005, ben 13 anni sono passati dalla pubblicazione di quelle riflessioni. Ci domandiamo quindi se queste lezioni sono state applicate, se hanno riscosso consenso o sono risultate inefficaci. Ci si domanda se queste pratiche oggi possono ancora essere applicabili.
Viene chiesto a questo punto di pensare alle persone che vengono coinvolte, che vivono questi contesti (sempre facendo attenzione a non cadere nel tranello noi-loro), alle attività e ai ragionamenti nei quali possiamo inserirci ed intervenire.
Lo scorso anno, raccontano alcuni, si è sperimentato cercando di stimolare attraverso esperienze positive la visione del futuro delle mamme e dei bambini del Punto Luce.
Questa sperimentazione in positivo si contrappone ai “traffici educativi” presentati nel saggio “Elementi di pedagogia mafiosa” di Mario Schermi. Le nuove leve, per così dire, vengono “educate” a non spaziare i propri stimoli. Non c’è un reale spazio di crescita, ma una strada da percorrere, già predeterminata e con una unica destinazione. Non a caso questo sistema parla di DISCRESCITA che si oppone all’idea stessa di sviluppo e crescita.
Il Punto Luce diviene quello spazio di crescita, un luogo nel quale si può progettare il futuro con la fantasia. Una realtà diversa dall’area circostanze. Dove i bambini possono studiare, ma anche giocare. Un luogo dove le mamme possono incontrarsi, confrontarsi e confortarsi, libere di sognare e costruire un futuro roseo per i propri figli.
Riepilogando quanto detto i professori chiudono la fase di dibattito facendo alcune precisazioni.
La professoressa Piazza riporta un articolo del Sole 24ore “Lotta alle mafie/3. La formazione farlocca nelle scuole: solo il 3% affronta il tema di cosche e clan nel proprio territorio”, riallacciandosi alla domanda di apertura del dibattito. A dispetto di quanto il sentito dire vuol far credere la strada percorsa in termini di diffusione dell’educazione e di prevenzione è davvero poca. Da qui l’invito, per il futuro di prestare maggiore attenzioni ai dati a supporto delle affermazioni durante un confronto.
Il professore Gravagno ha ricordato le finalità del dibattito e delle letture: formare un sistema di conoscenze per la stesura di un articolo sull’Antimafia Attiva. Ci ha ricordato, quindi, che quelli discussi restano modelli, orizzonti d’azione, la cui conoscenza deve essere sfruttata per realizzare scenari di antimafia attiva. A questi modelli va quindi associata una ricerca di esperienze manifeste nel nostro territorio. Sicuramente noi vivremo l’esperienza del Punto luce, ma è bene sottolineare che questa non è la sola presente. Per il prossimo incontro quindi ci ha invitato a ricercare storie di antimafia attiva sul tutto territorio nazionale. Le fonti possono essere le più svariate: libri, articoli, interviste alle persone. Lo scopo è ricercare esperienze al di fuori dei circuiti più noti.
A tal proposito è bene ricordare l’opera di memoria iniziata da Fava che raccoglie notizie sulla mafia e sull’antimafia. Un archivio importante dal quale si può attingere per recuperare nomi e storie.
Prima di passare alla seconda fase ci ha quindi invitati a condividere le notizie trovate, anche solo citazioni particolarmente interessanti, all’interno del blog interno al corso.
ORGANIZZAZIONE DELL’INCONTRO.
Quando si organizza un incontro bisogna tenere presenti quattro domande: Come, Dove, Quando e Perché.
L’incontro è previsto per giorno 1/02/2018 al Punto Luce di San Giovanni Galermo; durerà 2h e si costituirà di 4 fasi.
L’incontro si è costituito di due fasi distinte. Nella prima si sono mosse le prime riflessioni sulle letture assegnate; nella seconda si sono poste le basi dell’organizzazione del primo incontro con le mamme del Punto Luce.
IL DIBATTITO
Il dibattito è cominciato con una domanda controversa: perché se sono anni che si parla di cultura e prevenzione alla mafia le cose non sono cambiate?
I metodi nonviolenti proposti nello scritto di Sanfilippo, sebbene non possano essere banalizzati nella sola diffusione dell’educazione fanno di questa, insieme al continuo ricorso alla coscienza propria e dell’avversaria (nel conflitto), una delle vie più efficaci a supporto dell’Antimafia Attiva.
La conoscenza senza il supporto dell’azione risulta inefficace, e viceversa.
Un altro intervento mette in evidenza come il pensiero mafioso germogli con più facilità in certi ambienti. Su questi dovrebbe concentrarsi l’azione non violenta. Sulla scia di questa considerazione il Punto Luce di San Giovanni Galermo acquisisce maggiore valore.
L’immobilità e lo scoraggiamento, che una lettura pessimistica della prima parte del saggio potrebbe indurre, viene superata (e deve essere superata) dal valore delle piccole azioni.
La definizione stessa di nonviolenza racchiude in sé un germoglio di speranza, come fa notare un’altra partecipante citando il libro:
<<La non violenza non è quindi solamente la gestione e risoluzione dei conflitti ma costruzione di alternative possibili>>
La risoluzione di certi problemi passa quindi dalla costruzione di alternative possibili. Su queste continua la riflessione. La nonviolenza è anche, e forse soprattutto, in queste alternative praticabili in piccola scala. La conferma teorica di come la presenza di un Punto Luce, di un orto, e di simili iniziative, piccole, puntiformi, abbiamo ripercussioni e campi di influenza molto più ampi.
Un altro aspetto non secondario posto in evidenza dallo scritto di Sanfilippo è la necessità di contaminazione. Non c’è un noi ed un loro, c’è solo una comunità. Nella comprensione delle relazioni di interdipendenza delle parti ci vengono in aiuto le famose riflessioni elaborate da Giovanni Falcone.
<<La mafia, lo ripeto ancora una volta, non è un cancro proliferato per caso in un tessuto sano. Vive in perfetta simbiosi con […]tutti gli strati della società.>>
E forse ancor più incisivamente:
<<Sono uomini come noi. […] Ma se vogliamo combattere efficacemente la mafia, non dobbiamo trasformarla in un mostro né pensare che sia una piovra o un cancro. Dobbiamo riconoscere che ci rassomiglia.>>
Contaminarsi quindi significa riconoscere questa interdipendenza, scardinare i preconcetti del noi e loro, una distinzione che non permette, fintanto che sussiste, alle due parti di dialogare e di costruire scenari di sviluppo efficaci.
La contaminazione, intesa come distruzione delle barriere, viene già applicata in questo corso dove più discipline si incontrano e dialogano. Questo stesso processo di arricchimento deve essere poi riproposto al di fuori dell’aula; a partire dal Punto Luce.
Scenari di sviluppo condivisi e condivisibili, per meglio dire alternative positive possibili. Secondo voi, le persone che vivono queste realtà degradate, ricercano alternative? O meglio ancora le conoscono, sanno che esistono e/o che si possono costruire?
La domanda provocatoria ha diviso il gruppo. In fondo non è facile, per chi non è cresciuto in quelle realtà, comprendere il dramma del non conoscere alternative. In un primo momento non si è esitato a credere che se le alternative fossero evidenti nessuno esiterebbe a percorrerle.
Altri nel dibattito, invece, hanno sottolineato quanto queste alternative, facendo leva sul cambiamento, possano anche spaventare. Cambiare non è mai facile e di conseguenza il consenso che seguirebbe sarebbe minore di quanto ipotizzato nel primissimo momento.
Eppure, si evidenzia ancora, non bisogna perdere di vista la lungimiranza dell’Attività Antimafia. Il cambiamento, per quanto spaventoso, è praticabile e si rende evidente con il susseguirsi delle generazioni.
Non a caso nel suo saggio Sanfilippo faceva riferimento ad <<un processo a spirale infinito dove l’acquisizione di consapevolezza di una schiavitù ci porta ad avere elementi per scoprirne di nuove, in un cammino verso quella “relatà liberata” di cui parlava Capitini>>
La professoressa Piazza ha quindi consigliato la lettura del libro “La pedagogia degli oppressi” di Paulo Freire. Gli oppressi non si rendono conto di giocare il ruolo degli oppressi. Fondamentale è quindi il processo di assunzione di consapevolezza di sé. L’educazione ha come obiettivo quello di far assumere questa consapevolezza, far comprendere il ruolo delle persone all’interno del proprio contesto. Acquisire consapevolezza significa prendere possesso degli strumenti per comprendere e, quindi, modificare la realtà che si vive.
Il saggio di Sanfilippo è datato 2005, ben 13 anni sono passati dalla pubblicazione di quelle riflessioni. Ci domandiamo quindi se queste lezioni sono state applicate, se hanno riscosso consenso o sono risultate inefficaci. Ci si domanda se queste pratiche oggi possono ancora essere applicabili.
Viene chiesto a questo punto di pensare alle persone che vengono coinvolte, che vivono questi contesti (sempre facendo attenzione a non cadere nel tranello noi-loro), alle attività e ai ragionamenti nei quali possiamo inserirci ed intervenire.
Lo scorso anno, raccontano alcuni, si è sperimentato cercando di stimolare attraverso esperienze positive la visione del futuro delle mamme e dei bambini del Punto Luce.
Questa sperimentazione in positivo si contrappone ai “traffici educativi” presentati nel saggio “Elementi di pedagogia mafiosa” di Mario Schermi. Le nuove leve, per così dire, vengono “educate” a non spaziare i propri stimoli. Non c’è un reale spazio di crescita, ma una strada da percorrere, già predeterminata e con una unica destinazione. Non a caso questo sistema parla di DISCRESCITA che si oppone all’idea stessa di sviluppo e crescita.
Il Punto Luce diviene quello spazio di crescita, un luogo nel quale si può progettare il futuro con la fantasia. Una realtà diversa dall’area circostanze. Dove i bambini possono studiare, ma anche giocare. Un luogo dove le mamme possono incontrarsi, confrontarsi e confortarsi, libere di sognare e costruire un futuro roseo per i propri figli.
Riepilogando quanto detto i professori chiudono la fase di dibattito facendo alcune precisazioni.
La professoressa Piazza riporta un articolo del Sole 24ore “Lotta alle mafie/3. La formazione farlocca nelle scuole: solo il 3% affronta il tema di cosche e clan nel proprio territorio”, riallacciandosi alla domanda di apertura del dibattito. A dispetto di quanto il sentito dire vuol far credere la strada percorsa in termini di diffusione dell’educazione e di prevenzione è davvero poca. Da qui l’invito, per il futuro di prestare maggiore attenzioni ai dati a supporto delle affermazioni durante un confronto.
Il professore Gravagno ha ricordato le finalità del dibattito e delle letture: formare un sistema di conoscenze per la stesura di un articolo sull’Antimafia Attiva. Ci ha ricordato, quindi, che quelli discussi restano modelli, orizzonti d’azione, la cui conoscenza deve essere sfruttata per realizzare scenari di antimafia attiva. A questi modelli va quindi associata una ricerca di esperienze manifeste nel nostro territorio. Sicuramente noi vivremo l’esperienza del Punto luce, ma è bene sottolineare che questa non è la sola presente. Per il prossimo incontro quindi ci ha invitato a ricercare storie di antimafia attiva sul tutto territorio nazionale. Le fonti possono essere le più svariate: libri, articoli, interviste alle persone. Lo scopo è ricercare esperienze al di fuori dei circuiti più noti.
A tal proposito è bene ricordare l’opera di memoria iniziata da Fava che raccoglie notizie sulla mafia e sull’antimafia. Un archivio importante dal quale si può attingere per recuperare nomi e storie.
Prima di passare alla seconda fase ci ha quindi invitati a condividere le notizie trovate, anche solo citazioni particolarmente interessanti, all’interno del blog interno al corso.
ORGANIZZAZIONE DELL’INCONTRO.
Quando si organizza un incontro bisogna tenere presenti quattro domande: Come, Dove, Quando e Perché.
L’incontro è previsto per giorno 1/02/2018 al Punto Luce di San Giovanni Galermo; durerà 2h e si costituirà di 4 fasi.
- PRESENTAZIONI: si tratta del primo contatto per molti studenti e molte mamme nuove, per questo si è discusso a lungo sulle possibili modalità per generare e consolidare, nel minor tempo possibile, relazioni e sinergie tra i partecipanti. La finalità è conoscersi e comprendere le potenzialità ed il contributo che ogni persona può portare al gruppo.
L’anno scorso si è seguita una modalità a coppie che, per quanto efficace, non verrà riproposta per non trasmettere il messaggio di annullamento del lavoro già svolto lo scorso anno.
I partecipanti quindi si siederanno in cerchio alternando mamme e studenti per poi presentarsi singolarmente. Durante questa breve introduzione di sé bisognerà comunicare nome, interessi, le aspettative, un nickname. Questo, insieme alle altre informazioni verranno registrate in schede (dal formato A3) per ogni partecipante che applicati ad una parete, costruirà un muro della conoscenza e alla quale tutti i partecipanti potranno accedere per facilitare i processi di conoscenza. Le schede, il cui format sarà preparato nell’incontro del 31/01, saranno arricchite anche con delle foto da polaroid (1€ a scatto). [Per questa fase è prevista una durata di 30 minuti] - PUNTO DELLA SITUAZIONE: in questa fase si racconterà il percorso cominciato lo scorso anno. A parlare saranno soprattutto le mamme ed i tutor. A supporto del racconto verranno stampate delle foto che ripercorreranno gli incontri passati e che, a fine anno, potrebbero essere utilizzate per creare un book che segua l’intero cammino nei due anni.
Il racconto delle dinamiche esistenti sarà anche accompagnato da un feedback da chi ha vissuto quei momenti. Si produrranno quindi due cartelloni di Riepilogo uno dei quali servirà da punto di partenza per la fase successiva. [Per questa fase è prevista una durata di 30 minuti] - OBIETTIVI DEL PERCORSO: in questa fase si sfrutterà lo slancio della fase precedente per proporre nuovi percorsi di crescita, senza dimenticare i cammini avviati e non conclusi nell’anno precedente. Verranno quindi elaborate delle proposte tanto da parte degli studenti quanto dalle mamme, ricercando un punto di incontro che soddisfi tutti. Sicuramente si proseguirà l’opera di piantumazione, ponendo particolare attenzione al ciclo dell’acqua e si spingerà per la realizzazione di una biocompostiera. [Questa fase avrà uno spazio di circa 45 minuti]
- COME ORGANIZZARE: durante questa fase si deciderà insieme alle mamme come condurre gli incontri successivi. Le cose da fare sono tante ed il tempo è poco. Pertanto si è proposto di proseguire lungo due vie in parallelo. Una manuale, che prevede la realizzazione delle opere ancora incompiute dallo scorso anno; una progettuale durante la quale verranno presi in esame (discussi e progettati) gli interventi che si intendono realizzare. A tal proposito l’esperienza dello scorso anno sfruttava molto i power point, grazie ai quali poter visualizzare le varie tipologie di intervento per argomento.
31/01/2018
Durante l'incontro abbiamo ultimato i preparativi della prima giornata al Punto Luce di San Giovanni Galermo, prevista per giorno 1 Febbraio.
Questo primo appuntamento avrà la durata di due ore che saranno sfruttate al massimo e riempite con delle attività, ognuna della quali sarà gestita da persone diverse.
La prima fase è, naturalmente, l’accoglienza delle mamma del Punto Luce. Con lo scopo di cominciare a conoscerci, si è pensato di dar loro un badge colorato col proprio nome, che verrà attaccato con delle spille.
Dopo si prende posto in modo alternato, cioè facendo in modo che studenti e mamme siano mischiati, per cominciare a dare l’idea di gruppo e superare la timidezza iniziale. A questo punto due ragazzi avranno il compito di presentare il progetto “Ortinsieme” alle nuove mamme, ricordare a quelle conosciute gli obiettivi che sono già stati stabiliti l’anno scorso, e discutere sulle attività che saranno proposte quest’anno.
Dopo di che inizierà ufficialmente l’attività, ma naturalmente sarà necessario prima conoscersi meglio!
Così altre due persone avranno il compito di gestire il momento delle presentazioni che avverranno attraverso un piccolo gioco per rendere tutto leggero e divertente. Ad ogni presentazione, infatti, si procederà col compilare delle schede, una sorta di “carta di identità”, ma più simpatica in quanto arricchita non solo con il nome, bensì con passioni, interessi e soprattutto con le motivazioni che hanno spinto a partecipare al progetto e con le aspettative che abbiamo. Ogni scheda verrà poi appesa sul muro in modo da creare una sorta di “book dei partecipanti”. Al fine di massimizzare i tempi, sarà fondamentale destinare non più di 3 minuti a presentazione, alla fine dei quali verrà scattata una foto ad ognuno per rendere riconoscibili le schede.
La fase successiva sarà dedicata al “racconto” delle esperienze al Punto Luce dell’anno scorso al fine di comprendere a che punto si è arrivati, quali risultati si sono ottenuti e quindi quali sono gli obiettivi futuri da stabilire. A raccontare saranno proprio le mamme che hanno già partecipato lo scorso anno, in modo da rendere chiaro il quadro della situazione ai nuovi membri (in questo compito saranno supportate dagli studenti che le aiuteranno a decidere il contenuto del racconto). Per rendere chiara a tutti l’idea delle esperienze vissute l’anno precedente si è pensato di stampare delle foto dei momenti più importanti e appenderle nell’aula, così che il racconto sia anche illustrato.
Dopo questa attività, si è prevista una breve pausa di 10 minuti in cui sarà possibile fare merenda tutti insieme e fare una passeggiata per la struttura, così da farla conoscere ai nuovi partecipanti.
Il momento successivo sarà, invece, dominato da un gioco organizzato con lo scopo di fare luce sugli obiettivi che vogliamo raggiungere. Ci si organizzerà a coppie (una mamma e uno studente): dopo aver confrontato tra di loro le idee, scriveranno insieme su un post-it delle proposte utili per il miglioramento del Punto Luce o delle possibili attività da proporre. Questi post-it verranno poi assemblati e attaccati in un cartellone. Alla fine di questo gioco, due persone avranno il compito di procedere con un lavoro di sintesi dei numerosi messaggi dei post-it introducendo una discussione che verrà poi affrontata più approfonditamente in un incontro successivo.
L’ultima fase consisterà in un lavoro di organizzazione pratica dei prossimi incontri. Tenendo conto delle esigenze di ognuno, si decideranno gli orari degli incontri che in linea di massima avranno luogo ogni 15 giorni.
Durante l'incontro abbiamo ultimato i preparativi della prima giornata al Punto Luce di San Giovanni Galermo, prevista per giorno 1 Febbraio.
Questo primo appuntamento avrà la durata di due ore che saranno sfruttate al massimo e riempite con delle attività, ognuna della quali sarà gestita da persone diverse.
La prima fase è, naturalmente, l’accoglienza delle mamma del Punto Luce. Con lo scopo di cominciare a conoscerci, si è pensato di dar loro un badge colorato col proprio nome, che verrà attaccato con delle spille.
Dopo si prende posto in modo alternato, cioè facendo in modo che studenti e mamme siano mischiati, per cominciare a dare l’idea di gruppo e superare la timidezza iniziale. A questo punto due ragazzi avranno il compito di presentare il progetto “Ortinsieme” alle nuove mamme, ricordare a quelle conosciute gli obiettivi che sono già stati stabiliti l’anno scorso, e discutere sulle attività che saranno proposte quest’anno.
Dopo di che inizierà ufficialmente l’attività, ma naturalmente sarà necessario prima conoscersi meglio!
Così altre due persone avranno il compito di gestire il momento delle presentazioni che avverranno attraverso un piccolo gioco per rendere tutto leggero e divertente. Ad ogni presentazione, infatti, si procederà col compilare delle schede, una sorta di “carta di identità”, ma più simpatica in quanto arricchita non solo con il nome, bensì con passioni, interessi e soprattutto con le motivazioni che hanno spinto a partecipare al progetto e con le aspettative che abbiamo. Ogni scheda verrà poi appesa sul muro in modo da creare una sorta di “book dei partecipanti”. Al fine di massimizzare i tempi, sarà fondamentale destinare non più di 3 minuti a presentazione, alla fine dei quali verrà scattata una foto ad ognuno per rendere riconoscibili le schede.
La fase successiva sarà dedicata al “racconto” delle esperienze al Punto Luce dell’anno scorso al fine di comprendere a che punto si è arrivati, quali risultati si sono ottenuti e quindi quali sono gli obiettivi futuri da stabilire. A raccontare saranno proprio le mamme che hanno già partecipato lo scorso anno, in modo da rendere chiaro il quadro della situazione ai nuovi membri (in questo compito saranno supportate dagli studenti che le aiuteranno a decidere il contenuto del racconto). Per rendere chiara a tutti l’idea delle esperienze vissute l’anno precedente si è pensato di stampare delle foto dei momenti più importanti e appenderle nell’aula, così che il racconto sia anche illustrato.
Dopo questa attività, si è prevista una breve pausa di 10 minuti in cui sarà possibile fare merenda tutti insieme e fare una passeggiata per la struttura, così da farla conoscere ai nuovi partecipanti.
Il momento successivo sarà, invece, dominato da un gioco organizzato con lo scopo di fare luce sugli obiettivi che vogliamo raggiungere. Ci si organizzerà a coppie (una mamma e uno studente): dopo aver confrontato tra di loro le idee, scriveranno insieme su un post-it delle proposte utili per il miglioramento del Punto Luce o delle possibili attività da proporre. Questi post-it verranno poi assemblati e attaccati in un cartellone. Alla fine di questo gioco, due persone avranno il compito di procedere con un lavoro di sintesi dei numerosi messaggi dei post-it introducendo una discussione che verrà poi affrontata più approfonditamente in un incontro successivo.
L’ultima fase consisterà in un lavoro di organizzazione pratica dei prossimi incontri. Tenendo conto delle esigenze di ognuno, si decideranno gli orari degli incontri che in linea di massima avranno luogo ogni 15 giorni.